Nel panorama della localizzazione videoludica, il Belpaese dispone di un’arma in più quando si tratta di caratterizzare i personaggi: il dialetto. Certo: anche i giapponesi e altre nazioni ne hanno molti a disposizione. Per esempio, è famoso il dialetto del Kansai che viene visto come più “casual” ed è molto usato in spettacoli e talk-show. A fare un uso sapiente dei dialetti sono stati i localizzatori della saga Dragon Quest, un videogioco di ruolo a turni.
Dragon Quest e la diversità dei suoi abitanti
Dragon Quest è una lunga saga che ha avuto inizio nel lontano 1986. Venne pensata da Yuji Horii e vi partecipa come direttore artistico anche Akira Toriyama, famoso per essere il mangaka di Dr. Slump e Dragon Ball.
I localizzatori italiani di Dragon Quest hanno spesso guardato alla cultura e ai dialetti del Bel Paese. Rispetto al più serioso Final Fantasy, le abilità di questa saga, così come le città, sono state tradotte in modo fantasioso. Abbiamo, per esempio, la Difesa poderosa, Riff Riff, la città di Malmessia e la Malacava nel nono capitolo. Gli abitanti di ciascuna città, poi, si esprimono spesso in dialetto. Sempre in Dragon Quest IX, per raggiungere il Regno del Misericordioso bisogna utilizzare l’Espresso Celeste, un treno fatato guidato dal burbero Rocko che si esprime in toscano.
In Dragon Quest XI un’intera città marittima si esprime in un raffazzonato siciliano. O ancora, nello stesso capitolo, Gondolia assomiglia a Venezia, tanto che nella versione inglese gli abitanti usano intercalari italiani tra una parola e l’altra.
Tutte queste particolarità di localizzazione portano via molto tempo, come ha detto Yuu Miyake a Game Informer. Tuttavia, è evidente come l’impegno da parte dei traduttori aiuti il videogiocatore a ricordare ciascuna città e l’esperienza complessiva.
Una tecnica divisoria
Le opinioni su questa forma di culturalizzazione sono discordanti: c’è chi la trova apprezzabile e divertente, mentre altri la ritengono confusionaria. Ne sono un esempio i pareri su Lucciconio, spalla del protagonista in Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea. La fata guida il giovane Oliver con suggerimenti in un romano da borgata che molti hanno definito di cattivo gusto e incomprensibile.
In ogni caso, il dialetto era e resta una forma di comunicazione molto diffusa e il videogioco non può che trarne vantaggio. Molti personaggi sono ritenuti iconici anche per il loro modo di esprimersi e un localizzatore sapiente dovrebbe sfruttare questi linguaggi per caratterizzarli al meglio.