La localizzazione di videogiochi, processo che prevede l’adattamento di significato di un contenuto multimediale da una lingua ad un’altra, è divenuta uno dei motori principali dell’immensa espansione del mercato del gaming. Essa ha una lunga storia: con la globalizzazione infatti, molte aziende hanno maturato l’esigenza di far conoscere i loro prodotti anche in altri paesi oltre a quello della sede principale, e ciò ha portato allo sviluppo di varie problematiche sul versante linguistico. Da qui nasce l’esigenza di convertire il testo da una lingua di origine a una di destinazione in modo tale che il gioco possa essere fruito da un pubblico molto più vasto.
Le origini
Rintracciare il punto di inizio della localizzazione è certamente difficile. Uno dei primi esempi fu Pac Man, ideato da Tōru Iwatani e prodotto dalla Namco nel 1980. Nella versione originale in lingua giapponese, il gioco si chiamava infatti “Puck Man”. Quando fece la sua comparsa negli Stati Uniti, sorse il timore che potesse essere frainteso a causa della somiglianza tra la parola “Puck” e quella inglese “Fuck”. Il nome venne quindi cambiato in “Pac Man”, così come quello degli iconici quattro fantasmi, per i quali venne utilizzato l’equivalente americano dell’humor giapponese. Ufficialmente Blinky, Inky, Pinky e Clyde vengono considerati soprannomi dei personaggi, sebbene nel tempo divenuti più popolari rispetto ai i loro veri nomi. La versione occidentale del classico Namco del 1980 li rinomina rispettivamente Shadow, Speedy, Bashful e Pokey, mentre in Giappone sono noti come Oikake o Akabei (dal giapponese aka, “rosso”), Machibuse (dal giapponese Machibuse, ovvero “imboscata”), Kimagure o Aosuke (dal giapponese ao, “blu”), e Otoboke o Guzuta (dal giapponese gu, “stupido”). La scelta della trasposizione americana cercò di rispecchiare le caratteristiche dei quattro fantasmi: Shadow è il nemico più aggressivo, pronto a inseguire Pac-Man a ogni occasione buona che gli si presenta; Speedy, l’unico fantasma di sesso femminile, è dotata di una maggiore velocità. Non insegue direttamente Pac-Man, ma cerca di prevedere dove si muoverà per anticiparlo e catturarlo da sola o con altri fantasmi. Bashful è il più intelligente dei fantasmi e adotta come strategia quella di bloccare il tunnel più vicino a Pac-Man intercettandolo dalla parte opposta. Infine Pokey, è noto come lo “stupido” del gruppo ed effettua le traiettorie più casuali, spesso controproducenti.
Questo primo tentativo di traduzione segnò un punto di svolta nel mondo videoludico, anche se ci vollero ancora un po’ di anni prima che la localizzazione diventasse una pratica normale.
Super Mario
Il gioco Super Mario Bros è stato fondamentale per il rilancio dell’industria dei videogiochi (a causa della crisi del 1983, nota in Giappone anche come Atari shock, che causò l’improvviso crollo del mercato dei videogiochi per console in Nordamerica). Super Mario si rivelò inoltre una carta vincente per svelare l’enorme potenziale della localizzazione.
Inizialmente, l’iconico baffuto era conosciuto soltanto come “Jumpman”. Il nome non fu però recepito come sperato, tanto che i giocatori nipponici cominciarono a chiamarlo con l’appellativo di “Mr.Video.” Il nome definitivo, Mario, gli venne attribuito soltanto in seguito con la localizzazione americana del gioco.
Al principio, soltanto la scatola ed il libretto di istruzioni del videogioco erano in italiano. Successivamente, oltre alla nostra lingua, Super Mario fu tradotto anche in francese, tedesco e spagnolo. Comunemente conosciute come FIGS, queste quattro lingue, a partire dalla fine gli anni ‘80, vennero considerate imprescindibili nel processo di localizzazione videoludica.
La Nintendo fu la prima compagnia a comprendere che, rendendo un gioco disponibile in più lingue, avrebbe avuto più facilità di distribuzione e di vendita del prodotto in tutto il mondo. Il successo di Super Mario fu immediato, e man mano ci si spinse sempre più avanti finché, dalla metà degli anni ‘90, crebbe e si consolidò la consapevolezza che era giunto il momento di effettuare la localizzazione a tutti i videogiochi. La localizzazione divenne quindi una professione vera e propria, che andò sempre più affermandosi nel tempo.
Per concludere
Data l’enorme importanza della localizzazione all’interno del mercato videoludico, è divenuto essenziale, soprattutto al giorno d’oggi, possedere le giuste conoscenze e competenze per poter lavorare nel settore. GLOS ha appena dato inizio alla quinta edizione del corso in localizzazione Videoludica, dove potrai specializzarti sulla traduzione in-game.