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Stretta di mani. Simbolo di culturalizzazione

Culturalizzazione: tradurre in un’altra cultura

  • Dicembre 7, 2022
  • by Cristian Salvatore Miglietta

Quando si parla di localizzazione videoludica, si pensa spesso ai dialoghi e agli altri elementi in game che da una lingua di partenza devono arrivare a una lingua d’arrivo. Menù, manuali, istruzioni e abilità sono solo alcune delle cose che vengono tradotte in un videogioco. Ma il lavoro di un localizzatore non si ferma qui: si deve pensare anche alla culturalizzazione.

Cos’è la culturalizzazione?

Quando si traduce un prodotto si deve pensare che le lingue fanno parte di un sistema molto complesso chiamato “cultura”. Questa comprende tradizioni, modi di pensare, gesti, interazioni, cibo, musica e molto altro. Viene da sé che non ci si può fermare alla semplice traduzione, ma bisogna adattare i contenuti del videogioco al pubblico della regione linguistica. La culturalizzazione è quindi quel processo che avvicina il prodotto alla cultura della lingua d’arrivo, veicolando dei messaggi che fanno entrare in relazione culture diverse.

Alcuni esempi

Partendo da un esempio non videoludico, sono celebri le differenze in Zootropolis, film d’animazione uscito nel 2016. In una scena del film, gli animali del telegiornale cambiano in base alla lingua: un’alce in Canada, un tanuki in Giappone, un koala in Australia, un panda in Cina e così via.

Di esempi videoludici ce ne sono molti. I protagonisti nipponici sono di solito adolescenti che, nelle versioni occidentali, vengono fatti diventare giovani adulti (tra i 18 e i 21 anni). Addirittura NieR: Replicant, opera del 2010, venne cambiato in NieR: Gestalt nella release americana. Non fu solo il cambio di nome: il protagonista di NieR: Replicant è il fratello di Yonah, uno dei personaggi principali e motore della trama, mentre in NieR: Gestalt è il padre della ragazza.

Final Fantasy IV, pubblicato nel 1991 in Giappone, subì un processo di semplificazione per adattarlo al pubblico americano. La saga Pokémon ha adattato i nomi delle creature tascabili in alcune regioni come la Germania e, inoltre, i nomi dei personaggi variano in base alla nazione. Per esempio, nei recenti Pokémon Scarlatto e Violetto, i super quattro Rika e Hassel sono chiamati Capsi e Oranzio in italiano.

Anche le città cambiano di nome: in Dragon Quest XI, la città di Lonalulu è stata chiamata Porto Trinacrio. Lo stesso accade nel già citato Pokémon: l’originale Pallet Town, nelle versioni italiane, è diventata Biancavilla, comune della città di Catania.

Un processo complesso

Non è facile localizzare un videogioco. Oltre alle abilità tecniche e alle conoscenze linguistiche, è richiesta una grande empatia per comprendere i limiti dei rapporti tra culture. La forza di una traduzione sta proprio lì: spetta al localizzatore di calarsi nei panni dell’altro e comprendere le differenze trasformandole in punti di contatto, spesso ció avviene grazie a una competenza avanzata nella lingua e cultura di arrivo o grazie a il supporto di esperti di settore.

Tags: #localizzazionetraduzione videogiochivideogame
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